14 anni fa
venerdì 6 marzo 2009

L'intervistatrice, Marga, fa questa affermazione:
E' vero, gli artisti conoscono il nettare della vita e sono più esigenti, nel senso che non sono disposti a fare una cosa senza amarla. [...] c'è più chiarezza rispetto a ciò che ti piace e non ti piace e scegli quello che ti piace. Oppure riesci ad amare ciò che devi fare e a farlo in modo creativo.
Questo è ciò che fa un creativo o un artista. Ama cosa fa e lo fa in modo creativo. Oppure ogni che fa diventa spunto per andare oltre e creare bello.
Ogni volta che scompari dietro al tuo lavoro - qualsiasi esso sia - allora sei creativo. Nel momento in cui interviene l'aspettativa e l'obiettivo, l'arte e la creazione muoiono.
Nella foto, Meera Hashimoto e Il suo training di pittura. La pittura (in questo caso, ma potrebbe essere un'altra attività) diventa un bisogno primario, interiore; diventa un mezzo per sondare in profondità il nostro terreno. Diventa meditazione.
In questo modo tutto diventa bello.
A volte mi viene rimproverato questo mio appassionarmi a tutto, come se fosse una cosa negativa. In effetti può sembrare un arrendersi, un seguire la corrente senza mai fare una scelta precisa, ma in realtà non è così. Tutto si riconduce a un bisogno creativo e, se viviamo appieno ogni attività, si può incanalare in ogni azione. E tutto si può trasformare in qualcosa di bello, da amare e da fare totalmente; che sia impastare i frati, che sia creare un costume per uno spettacolo, che sia scrivere oppure semplicemente camminare.
Questo intervento non ha utilità - come tutti gli altri, del resto - però questo è quanto mi girava in testa stamani.
Un saluto.
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