lunedì 30 marzo 2009


L'ultima creazione di Eros e Serena. 
Per addormentarsi sempre in riva al mare, ma soprattutto per addormentarsi, semplicemente... Sperando che sia il rilassante che mancava a Serena e alle sue notti insonni.
Per qualsiasi risultato benefico che riscontrerai, Sere, considera che l'abbiamo dipinto insieme, perciò mi spetta una buona ricompensa. 
E poi - per ultimo ma non ultimo - se non mi dai 50 EURI, dico a mamma che hai usato il bianco sbagliato, per il muro; ti sposto la tovaglia cosicché gli angoli non combacino; faccio vedere in giro alcune tue foto che tu sai (viso ammiccante); dico a qualcuno che in questi giorni, invece della cosina che lui sa, ne fai un'altra con qualcuno che so io.
Non so se mi spiego... Bacini!!

sabato 28 marzo 2009

Oggi, mi dedico ad un nuovo momento di condivisione. E' la volta di 
Björk, l'islandese con la parlata incomprensibile; un concentrato di genio in versione mignon.
Da sempre, Björk è impegnata in qualche modo nel sociale, anche se è la tendenza di molti. Diciamocelo: fa molto moda. La cosa bella è che con Björk, la protesta coinvolge la sua arte, e questo la rende (spero non solo apparentemente) più autentica. E' il caso di Nattura: un progetto ambientale che la cantante sta portando avanti da un po' di tempo, per il quale scrisse una canzone omonima, eseguita con Thom Yorke - il cantante dei Radiohead. 
Anche con il brano che vi ripropongo oggi, la cantante portò avanti una sua protesta. La canzone è dell'ultimo cd, Volta. Declare Independence fece parlare di se perchè, in concerto a Shangai, la cantante invitò il Tibet a dichiarare la propria indipendenza: "Tibet! Tibet! Declare independence!".
Incollo a seguito il video della canzone, il video del concerto con l'invito alla rivolta e il testo.
Declare Independence!!!





Björk – Declare Independence lyrics.

Declare independence!
Don't let them do that to you!


Start your own currency!
Make your own stamp
Protect your language

Declare independence!
Don't let them do that to you!

[x4] Make your own flag!

[x6] Raise your flag!

Declare independence!
Don't let them do that to you!

Damn colonists
Ignore their patronizing
Tear off their blindfolds
Open their eyes

Declare independence!
Don't let them do that to you!

With a flag and a trumpet
Go to the top of your highest mountain!

[x6] Raise your flag!

Declare independence!
Don't let them do that to you!

Raise the flag!

venerdì 27 marzo 2009

"La mente è sempre vecchia e la vita è sempre nuova: è inevitabile che si creino tensione e conflitto [... ] La gente diventa sradicata; la vita è preda dell'ansia, dell'angoscia. L'uomo era più silenzioso, o almeno dava questa impressione perché tutto intorno a lui era fermo, statico, e non sorgevano grandi conflitti nella mente [...]  la mente si afferra al passato e (oggi) tutto cambia a ogni istante. Ecco perché esiste tanta ansia in Occidente, in Oriente meno."

Tratto da: Osho, I segreti della trasformazione, Milano, Tascabili Bompiani, 2007. [Questo è il secondo di cinque libri che traducono "The book of secret". Il primo si intitola come l'opera originale, "Il libro dei segreti", ma costituisce solo la prima parte dell'intera serie di discorsi sul Vigyana Bhairava Tantra.]

Osho, in quel brano, continua dicendo che i problemi dell'Oriente sono più basilari (la fame, la sopravvivenza) e che, in Occidente, la tecnologia - che spinge cambiamenti sempre più veloci - non dà il tempo all'uomo di adattarsi a un cambiamento che ne crea subito un altro. Questo genera ansia. 
Sempre secondo Osho, le soluzioni sono due: la psicoanalisi (che rende solo più nella norma) e la meditazione (che punta al trascendere la mente e a una consapevolezza totale).
Non voglio neanche commentare. Per riflettere su quest'ansia che ci creiamo, vi rimando all' Umiltà della Chiocciola (decrescita economica) e vi invito ad approfondire. Vi ricordo anche l'appuntamento della prossima settimana con l'Osho festival
Meno sei giorni!! Non vedo l'ora. Per chi ci sarà, ci vediamo a Riccione.


mercoledì 25 marzo 2009

Come da titolo, un'altra improvvisata con gli acrilici. Inizia a dare qualcosa; se non nel prodotto sulla tela, dà qualcosa a me, credo.
Se fossi Piccasso, dopo il periodo blu, questo sarebbe il periodo dello scazzo. Ma non lo sono, quindi me lo godo!!



martedì 24 marzo 2009


Oggi, con la nuova veste grafica, ho deciso di postare due "quadri" degli ultimi giorni. Piuttosto, due scazzi nel vero senso della parola.
Al prossimo (forse) più serio post!



lunedì 23 marzo 2009
Come da dieci anni, anche questa primavera: l'Osho Festival. Si terrà a Riccione, presso l'Hotel le Conchiglie, da giovedì 2 fino a domenica 5 aprile.

Per chi non sapesse di cosa si tratta, è un ritrovo annuale, organizzato da: Oshoba e Osho times. Quattro giorni densi di incontri, workshop (fino a tre in contemporanea), e di meditazioni (Kundalini, No-Dimension, Dinamica, Gourishankar,...); concerti, trance dance e sedute individuali di benessere. Insomma, una fiammata d'energia e rigenerazione.

Si può partecipare al festival per intero, oppure un giorno soltanto o, ancora, entrare alla sera, dalla kundalini in poi; alloggiare nell'Hotel le Conchiglie o anche in 3 o 2 stelle. (Tutte le info, qua.)

Scrivo di quest'evento perchè vi parteciperò (come visitatore, ovviamente) e perchè credo molto in quello che questi signori fanno: continuare a lavorare sul pensiero di Osho. Lo scopo di Osho, riassumendo, era quello di dare i mezzi alle persone per creare un uomo nuovo, consapevole e rispettoso dell'esistenza; e credo che sia uno dei pochi obiettivi perseguibili e importanti di questi tempi.

P.S.: dato che quasi tutti quelli che finiscono su queste pagine, stavano cercando le foto dell'Osho Festival 2009, ecco il link diretto .
mercoledì 18 marzo 2009

Dopo molto tempo senza pittura: tempo in cui ho cercato l'espressione nel canto, nella scrittura, nella recitazione; tempo in cui ho pensato che la pittura non poteva darmi molto. 
Sicuramente quest'ultimo pensiero serviva a difendermi. Per proteggere il mio ego dall'idea che non potevo liberarmi nella pittura. Penso che da qui sia emerso il bisogno di scrivere, dopo aver visto che non potevo liberarmi nel canto (ora le cose stanno cambiando, lì) e dopo che non riuscivo a concedermi nella pittura. La scrittura, con la sua apparenza più razionale, mi salvava dal senso d'obbligo a liberarmi.
Da un po' di tempo, però sto cercando di farlo, di uscire, da tutti i condizionamenti - il più possibile. Per essere me stesso e perchè l'arte che esprimo possa essere definita tale.
Allora ieri ho provato a riscoprire il mostro che mi aveva bloccato. Quello rinchiuso nei colori e nei pennelli. 
Ho provato a chiudere gli occhi e aspettare col pennello sollevato sulla tela. Ero in ascolto, aspettando il momento in cui muovere il pennello sarebbe stato irrefrenabile. La mente ha continuato a interferire, ogni tanto, e io mi sono fermato per un secondo. Ho smesso di respirare per un secondo e ho di nuovo aspettato l'impulso a partire.
Il risultato lo pubblico per forzare il mio ego. Ho sempre cercato il risultato bello, ma quello è comunque soggettivo... Questa volta, invece, ho detto: chi se ne frega. Questo è uscito! E' arte; non lo è; è bello; fa schifo. Questo è. Non sarà un buon risultato, forse la prossima volta andrà meglio. O forse no.


lunedì 16 marzo 2009



Ho già parlato di Meera Hashimoto qualche post fa. I suoi workshop sono una delle tante ragioni per cui vorrei andare all'Osho Meditation Resort, a Pune in India.
In un altro articolo sulla monografia Lo spirito creativo, la Hashimoto parla di giocosità come valore importante, perso dagli adulti. La giocosità è un elemento necessario per disfarsi dell'ego; della barriera che ci separa dal liberarci nella pittura.
"Un atteggiamento allegro, non serio, aiuta ad allentare la presa della presunzione."
La meditazione, unita alla giocosità, fa il gioco, dice la Hashimoto. E si può andare oltre e immergersi nella creatività.
Niente da aggiungere.
Un libro che penso di acquistare: Il Risveglio dell'arte, Meera Hashimoto.

Ieri sera a Che tempo che fa, si è parlato molto di Decrescita, in varie forme e da vari punti di vista. In un quadro dove tutti dicono che bisogna rialimentare l’economia, che la crisi si supera aumentando i consumi, qualcuno ha il coraggio di dire che la soluzione è opposta a quella che si professa: Devoluzione, Decrescita.

Luca Mercalli da sempre ci invita a essere più coscienziosi nel rapporto di tutti i giorni col “nostro” pianeta e, anche ieri sera,  ha proposto una riflessione su questo fatto: se si fa un’indigestione (e in senso ampio, di questo si tratta), il consiglio non è mai di mangiare di più la volta successiva.

Serge Latouche ha portato la metafora della chiocciola: una chiocciola, quando crea la sua casa, parte dal primo giro. Ogni giro successivo raddoppia il volume del precedente. Arrivata al  quarto, si ferma. Torna indietro. Capisce che continuare non sarebbe produttivo; è dentro il suo dna, inciso. Quindi, torna indietro per consolidare quello che già ha.

In soldoni, Latouche afferma che questo è quello che dovremmo imparare noi umani. Siamo un tantino (eufemismo voluto) spostati da quello che sarebbe l’aspettativa della natura nei nostri riguardi. C’è molto superfluo che si sta sostituendo al fondamentale; ma questa è una riflessione mia.

Quindi, sempre secondo Latouche, questo richiede un uscire dallo schema esistente, secondo il quale bisogna consumare sempre di più. Bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. Consolidare ciò che abbiamo, come la chiocciola. Ha anche spiegato che Decrescita non significa decrescere, è un termine politico, per provocare. In realtà, si parlerebbe di Acrescita. E già questo non significa che non ci sarebbe progresso; significa solo che il progresso non sarebbe identificato con la crescita economica.

Può sembrare utopico; non lo è. O almeno, non ci sono altre vie. Questa che percorriamo non va bene, non si può spingere per farla andare bene. Se porta verso il basso non ci sono modi di arrivare da un’altra parte, se non cambiando strada, appunto.

Anche Prodi, ospite dopo Latouche, ha affermato che bisogna riavviare l’economia, perché anche l’Africa ne soffre: noi non acquistiamo più le sue materie prime.

Ora, nonostante ammiri Prodi (forse sono uno dei pochi) per quello che fece nel suo ultimo governo e per la sua visione della politica, non penso che sia corretto quello che ha detto. Penso che l’Africa non abbia bisogno di essere sfruttata da noi. Se soffre la crisi è perché l’abbiamo resa dipendente dal nostro sfruttamento. L’Africa senza di noi starebbe meglio. Solo che in questa situazione, se noi scompariamo, le resta la dipendenza, e ci vuole del tempo per disintossicarsi dall’occidente.

Insomma, globalmente, un invito ad uscire dallo schema.

Io mi sto affacciando al mondo del lavoro. Il punto è: inventiamoci un lavoro. Ci sono molti licenziamenti: per forza! Questo paradigma non si addice più al mondo. Dobbiamo rassegnarci e reinventarci, come la chiocciola.

In bocca al lupo… almeno qualcuno mangerebbe.

venerdì 13 marzo 2009

Condivisione. 
Tori Amos è un'artista che mi ha fatto sentire non più solo, quando avevo circa 13 anni. 
Questo brano in particolare, mi dà la sensazione di ricordare cose che non ho mai vissuto. Ricordi di una casa vicina al mare, della sabbia e dell'odore dolciastro delle onde. Un acchiappasogni risuona in lontananza: è la canzone di Tori Amos.
Dedicato a tutte le persone che continuano a gioire del presente.

Pretty Good Year - Tori Amos

Tears on the sleeve of a man
Don't wanna be a boy today
Heard the eternal footman
Bought himself a bike to race
And Greg he writes letters
And burns his CDs
They say you were something in those formative years
Hold onto nothing
As fast as you can
Well still pretty good year

Maybe a bright sandy beach
Is going to bring you back
May not so now you're off
You're gonna see America
Well let me tell you something about america
Pretty good year
Some things are melting now
Well what's it gonna take
Till my baby's alright

And Greg he writes letters with his birthday pen
Sometimes he's aware that they're drawing him in
Lucy was pretty
Your best friend agreed
Still Pretty good year.

sabato 7 marzo 2009


E a me resterà solo cosa?

Mi resteranno questi suoni, forse;

mi resterà il baluginio dei lampi,

quando sdraiato in fondo al mare

cercherò di vedere la notte.

E lei fuggirà,

dietro nuvole e acqua.


Che parola piena,

che ti bagna la bocca come un’onda:

acqua.


Stamani, ascoltavo musica strumentale da una web radio e mi son messo a scrivere al computer, ad occhi chiusi. In quel modo stacchi la mente; perdi i sensi, in un certo qual modo. Meglio: li spegni tutti e se ne accende uno solo, invisibile, dentro di te. 

E' il motivo per cui, un po' di tempo fa, imparai a battere sulla tastiera con dieci dita.

E' bello iniziare a scrivere dal primo pensiero e poi seguire il flusso. Non devi curarti di niente: forma, orografia, punteggiatura... Tanto meno, devi curarti di uno scopo. Quelle righe non le leggerà mai nessuno: scrivi per scrivere. A un tratto rileggi e ti chiedi come possa quella roba essere uscita dalle tue mani. 

Sopra, ho inserito quello che ho visto poco fa. Sono le ultime frasi di quello che ho scritto. Spesso questi esperimenti producono brani senza senso, o che almeno non ne hanno sulla superficie, ma secondo me posseggono sempre una bellezza. Per questo, a seguire, inserisco anche l'inizio.

Stavo camminando lungo un sentiero. Era tutto scuro e non si riusciva a vedere fino in basso ai piedi. Improvvisamente una brezza da destra mi coglie di sorpresa. Un nuovo alito di vento che ridà la vita a chi l’ha perduta. Vorrei sapere il giorno che l’ho perduto dove ero andato; dov’era il soffio che mi ha lasciato. Penso che se ne sia andato verso ovest, a cercare la sua amata. Il miglior augurio che possa fargli è che la trovi. 

venerdì 6 marzo 2009
Ho trovato una risonanza con un mio pensiero in un'intervista a Satyam, insegnante inglese che tiene un workshop chiamato "Finding your voice, finding your song". L'intervista si trova in "Lo spirito creativo", curato da Marga Eleonora Scroppo, per Oshoba.
L'intervistatrice, Marga, fa questa affermazione:
E' vero, gli artisti conoscono il nettare della vita e sono più esigenti, nel senso che non sono disposti a fare una cosa senza amarla. [...] c'è più chiarezza rispetto a ciò che ti piace e non ti piace e scegli quello che ti piace. Oppure riesci ad amare ciò che devi fare e a farlo in modo creativo.

Questo è ciò che fa un creativo o un artista. Ama cosa fa e lo fa in modo creativo. Oppure ogni che fa diventa spunto per andare oltre e creare bello.
Ogni volta che scompari dietro al tuo lavoro - qualsiasi esso sia - allora sei creativo. Nel momento in cui interviene l'aspettativa e l'obiettivo, l'arte e la creazione muoiono.
Nella foto, Meera Hashimoto e Il suo training di pittura. La pittura (in questo caso, ma potrebbe essere un'altra attività) diventa un bisogno primario, interiore; diventa un mezzo per sondare in profondità il nostro terreno. Diventa meditazione.
In questo modo tutto diventa bello.
A volte mi viene rimproverato questo mio appassionarmi a tutto, come se fosse una cosa negativa. In effetti può sembrare un arrendersi, un seguire la corrente senza mai fare una scelta precisa, ma in realtà non è così. Tutto si riconduce a un bisogno creativo e, se viviamo appieno ogni attività, si può incanalare in ogni azione. E tutto si può trasformare in qualcosa di bello, da amare e da fare totalmente; che sia impastare i frati, che sia creare un costume per uno spettacolo, che sia scrivere oppure semplicemente camminare.
Questo intervento non ha utilità - come tutti gli altri, del resto - però questo è quanto mi girava in testa stamani.
Un saluto.